periodi storici

C. BERICHILLO, Studi sul territorio perugino nell’antichità, in "Ostraka. Rivista di Antichità”, XIII/2 (2004), pp. 177-276; P. BRUSCHETTI, Aspetti di archeologia etrusca nel territorio del lago Trasimeno, in, Etruria e Italia preromana. Studi in onore di Giovannangelo Camporeale, a cura di S. Bruni, Pisa-Roma 2009, pp. 185-190. P. BRUSCHETTI, Il territorio di Perugia etrusca, in, Perugia Etrusca, Atti del Convegno (Orvieto 2002), a cura di G. M. Della Fina, "Annali del Museo Faina di Orvieto”, IX, Roma 2002, pp. 71-94; P. BRUSCHETTI, Il territorio del Trasimeno. Nota storico-topografica, in, Passignano sul Trasimeno. Una villa sul Lago: la residenza romana di Quarantaia, a cura di P. Bruschetti, Perugia 1997, pp. 9-23; P. BRUSCHETTI, Il popolamento delle sponde del Trasimeno, in, Gens Antiquissima Italiae. Antichità dall’Umbria a Budapest e Cracovia (Catalogo mostre Budapest e Cracovia), a cura di F. Roncalli, Perugia 1989, pp. 112-113; T. ERCOLANELLI, Rinvenimenti archeologici nei territori di Villantria, Caligiana e Borgo Giglione, in Villantria e il suo territorio. Notizie e documenti storici sui paesi di: Villa, Soccorso, Antria, Collesanto, Coceto, Borgo Giglione e i centri minori, a cura di G. P. Chiodini (con contributi di Rita Centamori e Tiziana Ercolanelli), Perugia 1989, pp. 7-11; G. Riganelli, San Savino: una comunità e il suo territorio nell’antichità e nell’età di mezzo, in, San Savino e il suo territorio nel corso dei secoli, a cura di G. Riganelli, Magione 2010, pp. 1-41; G. Riganelli, Religione e strutture religiose in area magionese dall’antichità ai primi secoli dell’età moderna, in Magione. Venti secoli di storia, cultura, ritratti e spiritualità, Magione 2001, pp. 7-177.


Magione
MAGIONE E IL SUO TERRITORIO IN EPOCA ETRUSCA
Posto sotto il controllo di Perugia, il territorio in cui oggi sorge Magione assunse in età etrusca (e in particolare dal VI secolo a.C. in poi) un ampio rilievo, in primo luogo per la sua favorevole collocazione topografica a ridosso del lago Trasimeno e in prossimità dei confini con l’area cortonese e quella chiusina. L’ingente quantità di materiale archeologico etrusco rinvenuto nel territorio comunale, permette oggi di delineare con una certa attendibilità gli aspetti legati al popolamento della zona, potendone inquadrare i fenomeni principali.
Primo tra tutti è la nascita di contesti sacro-religiosi, con una densità topografica ragguardevole: ad oggi, soltanto all’interno dei confini comunali, se ne conoscono almeno quattro. Ai luoghi di culto di Pasticcetto, Colle Arsiccio e Caligiana, emersi grazie a scavi archeologici, ne va aggiunto un quarto, identificato grazie a ricognizioni di superficie: nei terreni attorno a San Savino si individuarono materiali riferibili con certezza ad un luogo di culto, frequentato fino all’età imperiale. Da qui potrebbe provenire anche un manico di piatto bronzeo votivo rinvenuto nella zona alla fine dell’800 e databile tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C., sulla cui superficie corre in grafia cortonese una dedica (in etrusco) alla dea Cavtha. A questi dati ne andrebbero poi sommati altri relativi ad ulteriori a contesti sacrali, sulla scia dei numerosissimi oggetti di culto recuperati da scavatori clandestini in giro per il territorio magionese, spesso confluiti in collezioni private e dei quali, ora, rimane un ricordo diretto soltanto nelle fonti orali.
Questo fenomeno di graduale "sacralizzazione” di svariate aree del territorio, dunque, pare assumere, mano a mano che le ricerche si affinano, ancora più spessore. Tanto più se si considera l’apporto che un’analisi sistematica di tutte le sue componenti può fornire nella ricostruzione del contesto socio-economico di riferimento: sullo sfondo emerge un mondo agricolo-pastorale di non altissimo livello economico, confermato del resto anche dalle caratteristiche dei materiali che i luoghi di culto hanno restituito, che trovava in questi piccoli santuari un punto di incontro e di aggregazione religiosa prima, socio-politica poi. Sia il sito di Colle Arsiccio che quello di Pasticcetto, paiono, particolarmente nelle loro prime fasi (VI-IV secolo a.C.), strettamente legati alla viabilità della zona, collocandosi lungo le direttrici viarie più importanti, siano esse strade principali (come la Perugia-Cortona) o secondarie e interne (come i tragitti collinari). La loro frequentazione è, almeno fino al IV secolo a.C., connessa quasi essenzialmente ai transiti tra l’area perugina e il lago, essendo perlopiù assenti realtà insediative nella zona: fino al III secolo a.C., infatti, l’insediamento stabile pare coinvolgere soltanto le aree gravitanti attorno ai pochi punti di attracco in riva al lago (San Feliciano e forse Monte del Lago).
Per quanto concerne l’epoca etrusca più recente, prossima all’età romana, il generale sviluppo dei santuari magionesi nel corso del III secolo a.C., e durante tutto il secolo successivo, denota una rilevante mutazione nel modo di popolamento delle aree circostanti, sempre più tendente alla stanzialità: questo è il riflesso di una capillarizzazione dello sfruttamento delle risorse agricole e piscatorie della zona, pur rimanendo invariate le condizioni socio-economiche generali riscontrabili per i periodi precedenti. Ingente è la quantità di reperti riconducibili ad aree di sepoltura di III-II secolo a.C. e variamente conservati in musei, presso privati, o reimpiegati in murature moderne; tracce di necropoli che mostrano, seppure indirettamente, la presenza di una serie di "villaggi” che dovevano distribuirsi nelle aree limitrofe, e che avevano nei santuari i loro punti di riferimento e aggregazione. Di questi villaggi, uno doveva trovarsi proprio nell’area dove oggi sorge Magione, a ridosso del punto di snodo viario più importante della zona: nella piana subito ad est del centro storico, infatti, la via proveniente da Perugia doveva subire una diramazione, con un asse principale diretto a nord e di lì verso Cortona, un asse secondario indirizzato alla volta di San Savino e un terzo al lago attraversando il rilievo di Pasticcetto e l’area del santuario ivi ubicato. Del resto le origini etrusche di Magione sono confermate non solo dalle numerose urne cinerarie rinvenute lungo il fianco orientale della collina dove sorge la Torre dei Lambardi e nelle zone circostanti, ma anche dalla medievale denominazione del paese: Carpina, da cui il nome Pian di Carpine. Il toponimo, variamente attestato già in documenti del XII secolo, deriva senza dubbio dal gentilizio etrusco Carpnate/Carpnati/Carpnti, variato poi nel latino Carpinius.
Attorno a quello di Magione vi erano poi altri insediamenti. Due di questi vanno indubbiamente collocati presso Monte Sperello e Monte Melino, dove è ormai più che noto il rinvenimento di abbondante materiale archeologico riferibile a necropoli sparse. Per gli stessi motivi, anche nell’area subito a nord-ovest di Colle Arsiccio, presso Villa o in generale nella zona circoscritta dai vocaboli Ventinella e Caligiana, va localizzato un altro piccolo abitato, lungo la direttrice Perugia-Cortona. Urnette e coperchi, oltre ad uno splendido sarcofago in travertino di IV-III secolo a.C., provengono dai dintorni di Borgo Giglione, pochi chilometri a nord-est di Caligiana, indice della presenza, anche qui, di un piccolo nucleo insediativo.
Per quanto concerne il territorio comunale prossimo al lago, altre realtà simili sono collocabili, ancora sulla scorta di reperti di carattere funerario, nell’area attorno a San Savino. Ma nello stesso comparto lacustre, questa volta più nord e lungo il confine amministrativo nord-occidentale del Comune di Magione, va situato un insediamento di IV-III secolo a.C. del tutto particolare, per struttura e funzione: i suoi resti (perlopiù materiale ceramico) sono emersi anni fa sulla sommità di Colle Castelluccio, rilievo principale della costa nord-orientale del Trasimeno. In questo caso si è di fronte ad un insediamento d’altura strategico e funzionale al capillare controllo del relativo comparto del distretto lacustre, ivi comprese le arterie stradali principali che lo attraversavano: una controtendenza rispetto agli orientamenti generali del popolamento coevo, focalizzato ai margini di aree pianeggianti particolarmente favorevoli allo sfruttamento agricolo, ovviamente sempre con una forte quanto naturale relazione con la viabilità della zona. Orientamenti che, del resto, ritornano anche nelle fertili campagne nei pressi dell’odierno confine meridionale del Comune, attraversate dalla strada Perugia – Chiusi: nelle vicinanze di questa via, tra Monte Buono, Agello e Gracinesche, sono variamente attestate urne etrusche e sepolture coeve, indizio della presenza di nuclei abitati. Tutto ciò non ridimensiona, ovviamente, l’importanza del sito di Colle Castelluccio, che per la sua stessa particolare connotazione dovette avere, almeno per un certo periodo, un ruolo di prim’ordine nel quadro topografico e socio-economico dei territori ad est del lago.

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