Chiese

P. BRUSCHETTI, Aspetti di archeologia etrusca nel territorio del lago Trasimeno, in, Etruria e Italia preromana. Studi in onore di Giovannangelo Camporeale, a cura di S. Bruni, Pisa-Roma 2009, pp. 185-190; P. BRUSCHETTI, Santuari, in P. Bruschetti - A. Trombetta, Corciano. Antiquarium. Guida all’esposizione, Perugia 2009, pp. 38-44, in particolare pp. 40-42. U. CALZONI, La stipe votiva di Colle Arsiccio nei pressi di Magione, in «Bollettino della deputazione di storia patria per l’Umbria», XLIV (1947), pp. 45-47; T. ERCOLANELLI, Rinvenimenti archeologici nei territori di Villantria, Caligiana e Borgo Giglione, in Villantria e il suo territorio. Notizie e documenti storici sui paesi di: Villa, Soccorso, Antria, Collesanto, Coceto, Borgo Giglione e i centri minori, a cura di G. P. Chiodini (con contributi di Rita Centamori e Tiziana Ercolanelli), Perugia 1989, pp. 7-11; A. E. FERUGLIO, Materiali da Colle Arsiccio, in, I cardini della vita. Percorsi di protezione della gravidanza del parto e della prima infanzia, a cura di G. Baronti, Perugia 1999, pp. 112-117; A. MAGGIANI, I culti di Perugia e del suo territorio, in, Perugia Etrusca, Atti Convegno (Orvieto 2002), a cura di G. M. Della Fina, «Annali del Museo Faina di Orvieto», IX, Roma 2002, pp. 267-299, in particolare 279-282. A. TROMBETTA, Santuario di Colle Arsiccio, in P. BRUSCHETTI - A. TROMBETTA, Antiquitates. Testimonianze di età classica dal territorio di Corciano (Catalogo mostra Corciano 2002), Città di Castello 2002, pp. 66-68.


Villa
SANTUARIO DI COLLE ARSICCIO
Ubicato su una piccola collinetta subito a ridosso del Torrente Caina, non lontano da Corciano e lungo l’antica direttrice Perugia-Cortona, il santuario di Colle Arsiccio (che prende oggi il nome dal toponimo cartografico) doveva essere in antico una delle realtà sacrali più importanti del territorio magionese. I suoi resti furono scoperti nel 1934, quando la direzione dei Musei Civici di Perugia intervenne nel sito con uno scavo archeologico in seguito alle ripetute segnalazioni di rinvenimenti in loco di abbondante materiale. L’indagine permise allora il ritrovamento di una struttura conservata a livello di fondazione, con pianta rettangolare di m 12,50 x 10,90; all’interno di questo perimetro, e in una zona pressappoco centrale, emerse un pozzo rivestito di lastre in travertino. Questi ruderi, purtroppo, non sono oggi più rintracciabili sul terreno: nemmeno un nuovo intervento della Soprintendenza negli anni ’80 del secolo scorso portò risultati in tal senso, a causa delle copiose trasformazioni e alterazioni che negli anni hanno interessato l’area.
Oltre a quelle emergenze strutturali, interpretabili come una stipe votiva (pozzo) inserita all’interno di un recinto sacro, lo scavo del 1934 portò alla luce numerosi ex-voto, che in primo luogo rappresentano degli indicatori cronologici di fondamentale importanza. Tra i votivi più antichi (l’inizio della frequentazione del santuario risale al VI secolo a.C.) vi sono statuine di offerenti, teste femminili con copricapo e figurine di animali domestici; diverse statuette di fanciulli seduti o in fasce e alcuni anatomici in bronzo sono invece attribuibili alle fasi successive (soprattutto all’età ellenistica, III-II secolo a.C.). Inoltre, non mancano eterogenei materiali di età romano-imperiale, i quali confermano come le attività di devozione nel santuario siano perdurate fino al IV secolo d.C. Il rinvenimento di un piccolo frammento di rivestimento architettonico decorato rende probabile la presenza anche qui, come a Pasticcetto, di un piccola struttura sopra la stipe e all’interno del recinto sacro.
Tra i reperti più interessanti scoperti nel sito di Colle Arsiccio, va annoverata una figura femminile in terracotta con al collo un pendente lunato e rappresentata nell’atto di stringere con le dita il seno, gesto che simboleggia l’allattamento. L’importanza di questo reperto, di età ellenistica, sta non tanto nel suo valore estetico, di certo rilevante, quanto piuttosto nello sfondo cultuale che emerge dalle sue caratteristiche iconografiche: l’immagine è quella di una divinità, Diana o Hekate, che svela esplicitamente la funzione curotrofica del santuario, connesso – come anche i fanciulli votivi mostrano – alla propiziazione della crescita, all’educazione dei bambini e alla loro salute. Non a caso ad una divinità ancora femminile (Hekate, Diana o Persefone) rimanda la donna rappresentata, assieme ad altre due figure non meglio identificabili, su un frammento di tavoletta in terracotta rinvenuta nel santuario: in mano tiene una torcia tra rametti e spighe. Eccezionale reperto è poi un grande foculo/presentatoio figurato di età ellenistica; una statuetta di Ercole, raccolta in fase di scavo, non stona nel quadro di evidente "femminilità” del culto: dal dio-eroe non può prescindere un santuario come questo, impiantato in un contesto rurale e lungo la principale direttrice viaria di collegamento tra l’area perugina e quella trasimenica centro-settentrionale. Alcuni dei materiali più significativi sono oggi esposti all’Antiquarium di Corciano, altri al Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (Perugia).

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