personaggi storici

G. P. Chiodini, Un diario dell’Ottocento. Il giornale Magionese di Giuseppe Fabretti, Perugia 1997; C. Minciotti Tsoukas, I «torbidi del Trasimeno» (1798). Analisi di una rivolta, Milano 1988; eadem, Dal Broncolo al «Viva Maria»: l’insorgenza del Trasimeno, in «Bollettino della deputazione di storia patria per l’Umbria», XCIX, I, 2002, pp. 321-354; P. G. Ramadori, OFM, Saggio storico-filosofico sullo stato di Perugia nel tempo della così detta Repubblica Romana, 1799, a cura di C. Minciotti Tsoukas, Perugia 1990.



Magione
I «TORBIDI» DEL TRASIMENO
Movimento insurrezionale di matrice contadina, controrivoluzionaria e antigiacobina che sconvolse il dipartimento del Trasimeno, e in particolare proprio il magionese e le zone vicine al lago, nel corso della primavera del 1798. Prendendo avvio a Castel Rigone da una protesta di respiro locale contro i rappresenanti della municipalità repubblicana, la rivolta non tardò ad estendersi ai territori limitrofi, da Magione alla Val di Pierle, da Passignano a Panicale, caricandosi altresì di più marcate rivendicazioni politiche a sostegno delle prerogative della Chiesa e del ripristino del governo pontificio. Alla testa dell’esercito degli insorgenti, reclutati da luogotenenti che si muovevano a cavallo di villaggio in villaggio per chiamare a raccolta quanti più possibile sotto le insegne della controrivoluzione, era un ex sbirro di Sua Santità, che aveva avuto maggior fortuna come bandito e contrabbandiere tra la Toscana e il Trasimeno, Tommaso detto il Broncolo, insignito del titolo di "generalissimo”. Suo braccio destro e segretario il parroco di S. Pietro in Zocco, don Vincenzo Agostini.Divenuta pressoché generale l’adesione delle popolazioni rurali di tutti i piccoli centri che circondavano il Trasimeno, le bande del Broncolo puntarono direttamente su Perugia, che a seguito dell’adesione alla rivolta degli abitanti dei paesi sulle sponde del Tevere, si trovò ben presto circondata. Nonostante l’intervento pastorale del vescovo Alessandro Maria Odoardi per richiamare i fedeli all’ordine e all’osservanza della legge, lo scontro armato appariva inevitabile: dopo effimere vittorie degli insorti a Ponte d’Oddi e San Marco, l’iniziativa militare passò nelle mani dei soldati francesi che respinsero a più riprese i ribelli. Il 3 maggio 1798 il combattimento decisivo avvenne proprio a Magione, dove il Boncolo aveva asserragliato le proprie truppe deciso ad una strenua resistenza, ben presto sbaragliata dai colpi dell’artiglieria repubblicana. Le truppe regolari, entrate in paese, perpetrarono il tradizionale rituale di terrore: saccheggi sistematici, distruzione e incendio di abitazioni e botteghe, profanazione delle chiese e rappresaglie indiscriminate. Solo la mediazione del vescovo Odoardi, sollecitato dalla componente moderata del governo perugino, attraverso l’invio di religiosi in missione di pace nei territori sconvolti dall’insurrezione, riuscì a convincere i ribelli a deporre le armi, disinnescando la portata militare e ideologica del Viva Maria nel territorio del Trasimeno.

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