Pesci trasimeno

B. Borghi, Descrizione geografica, fisica e naturale del lago Trasimeno comunemente detto il lago di Perugia, Spoleto 1821; R. Gambini, Seconda dissertazione intorno il lago Trasimeno, Perugia 1826; L’economia della provincia di Perugia nel biennio 1927-1928, Studio statistico compilato dall’Ufficio di Segreteria del «Consiglio Provinciale dell’Economia» di Perugia, Perugia 1930; U. Nicolini, Gli statuti del Lago fonte primaria per un’enciclopedia del Trasimeno, in Idem, Scritti di storia, a cura di A. Bartoli Langeli, G. Casagrande, M. G. Nico Ottaviani, Perugia-Napoli 1993; G. Riganelli, Emissario o emissari del lago? I precedenti storici del «Consorzio di bonifica del Trasimeno», in Progettiamo e realizziamo il passato. Il lago, Guido Pompilj e il Consorzio di Bonifica, Atti dell’incontro di studio – Panicale, 27 settembre 1996 –, a cura di F. Trevisan, Perugia 1998; G. Riganelli, Signora del lago signora del Chiugi. Perugia e il Trasimeno in epoca comunale (Prima metà sec. XII – metà sec. XIV), Perugia 2002.



San Feliciano
ANGUILLA
Il legame naturale che il Trasimeno aveva con il mare fin dall’antichità, pur nella precarietà dello stesso, ha favorito la presenza nel lago di questo pesce. Non di meno l’immissione annuale di avannotti a partire dal secolo XIII ha consentito di trasformare tale presenza in un fattore economico di grande importanza. Con la realizzazione dell’emissario artificiale del secolo XV il legame tra il lago e il mare divenne meno precario e le anguille, o meglio la pesca alle stesse, sembra ne abbia tratto notevole giovamento. Fatto sta che il 28 marzo 1431 i responsabili della cosa pubblica perugina, nel caso specifico «i Dieci dell’Arbitrio», deliberarono di stanziare i 200 fiorini che dovevano spendersi per l’immissione delle anguille nel lago per opere di manutenzione dell’emissario fatto «fare da Braccio nel 1421». Ciò fu possibile in quanto la presenza di anguille era tale che non occorreva immetterne delle altre. Due anni dopo, nel 1433, nel contratto d’appalto dei diritti di pesca nel lago si diceva espressamente che le anguille sono multiplicate in lo dicto laco in modo che sonno quase dannose. In ragione di ciò si potevano conservare a vivo nelle apposite ceste e si potevano commerciare per l’intero anno. Circa questo pesce il Borghi sottolineava come al Trasimeno le anguille siano cresciute fino a raggiungere un peso di 10 «libre» – 3,3 chilogrammi –, ma anche che le migliori non dovevano però «oltrepassare le tre o quattro libre» – introno ad 1-1,2 chilogrammi –. Lo stesso metteva anche in evidenza come di anguille ve ne siano state «di due specie. Quelle che hanno il dorso fino a quasi tutto il ventre di uno scuro color di fango» le quali «non sono molto buone», mentre le altre, «quelle che hanno una sola striscia colore di fango sul dorso, ed il resto della corporatura bianco, sono le migliori». Rimanendo sempre nell’ambito della qualità di questo pesce al Trasimeno, alla metà degli anni ’20 del secolo XIX Raffaele Gambini sottolineava come «l’Anguilla del Lago [abbia] un sapore delicato perciò [sia] preferibile a quella di Comacchio, sebbene questo pesce cresciuto nel Tevere sia anche migliore di quello del Trasimeno». Circa un secolo dopo, nello studio sull’economia della provincia di Perugia si evidenziava che «l’Anguilla del Trasimeno è apprezzata dovunque» e si affermava che il quantitativo di pescato annuale era di circa 200 quintali.

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