personaggi storici

E. Caidominici, Profilo Biografico di Giuseppe Danzetta (1822-1886), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2001-2002; M. Chierico, Guido Pompilj - Statista del lago, Perugia 1996;M. Chierico, Guido Pompilj (1854-1910) - L’uomo, il politico, le lettere, Perugia 2010; G. P. Chiodini, Un diario dell’Ottocento - Il Giornale magionese di Giuseppe Fabretti, Perugia 1997; G. Danzetta Alfani, Vita di Bartolomeo Borghi e notizie sul Lago Trasimeno e suo circondario, Perugia 1882; Idem, Sul lago Trasimeno - suoi castelli e sue adiacenze, Perugia 1884; G. Pompilj, Discorsi e Conferenze, a cura di A. Palmucci, Città di Castello-Perugia, 1911; A. Rossi, Albero della perugina famiglia Danzetta, Pisa 1881.



Monte del Lago
GIUSEPPE DANZETTA
Nato a Perugia il 1 gennaio 1822, Giuseppe Danzetta fu studente convittore del Pio Collegio della Sapienza assieme ai fratelli Nicola e Pompeo e a tutti i futuri liberali di Perugia (Faina, Guardabassi, Monaldi, Ansidei). Studiò medicina nella patria università fino al baccellierato e, dopo un triennio di tirocinio a Napoli in compagnia di Emanuele Sorbello, si laureò in quella di Bologna. Esercitò quindi la professione di medico in alcune frazioni del contado perugino senza remunerazione. Fu Sergente nella Guardia Civica nel 1848 in Veneto (perché non volle arruolarsi da imboscato a fare il medico). La perdita del fratello Pompeo nello scontro di Cornuda lo turbò a tal punto da fargli abbandonare il fronte e tornare a sostegno della madre, prima di riunirsi ai volontari napoletani che lottavano per la sorte di Venezia. Nel 1849 prese parte alla liberazione di Roma come addetto al corpo sanitario, rimanendo ferito alla testa da una pallottola francese. Il decennio successivo lo trascorse fra Perugia, il Lago e la Toscana. Si iscrisse alla massoneria perugina, unico vero baluardo al restaurato governo pontificio in città. Sposata la figlia di Francesco Donini Alfani si impegnò a continuare l’illustre casato degli Alfani, unendolo nel cognome al proprio. Fu padre di Bartolo e Laura. La famiglia Danzetta in realtà, oltre che in Perugia, abitava a Monte del Lago, ove aveva una grande tenuta: questo avamposto sul lago secondo il Fabretti aveva anche un risvolto politico-economico contrario al governo pontificio, era infatti da questo lido che si mantenevano i più floridi contatti con la vicina Toscana, terra libera. Nel periodo precedente l’Unità d’Italia infatti, nell’area del Trasimeno, e più precisamente in Monte del Lago, oltre ad essere concentrata l’amministrazione della Reverenda Camera Apostolica (presidio giuridico-amministrativo per tutti coloro i quali avessero avuto a che fare con il lago), vivevano ed operavano alcuni tra i maggiori esponenti dell’aristocrazia agraria del Perugino, talvolta non disdegnando di organizzare traffici con la Toscana, in particolare contrabbandando generi di prima necessità, contingentati nel mercato perugino, in cambio di grano e altri prodotti eccedenti nella provincia dell’Umbria. La maggior parte di essi fu anche protagonista dei moti risorgimentali, dell’insurrezione perugina del 1859, e fornì i principali amministratori della Perugia liberata.Nel fatidico 1859 perugino, crollato il governo provvisorio autoproclamatosi a spese della delegazione apostolica, Giuseppe Danzetta, comandante della guardia civica, corse come semplice milite a difendere il punto della città più minacciato dai papalini, porta San Pietro. Ferito assieme ai suoi valorosi compagni, alcuni dei quali perdettero la vita, come Filippo Gasperi, coprì dapprima la fuga dei compagni verso Arezzo, quindi arrestato e detenuto nell’abbazia, si distinse nelle cure che prestò a tutti i feriti. Riuscì infine a fuggire in Toscana uscendo da Perugia travestito da prete, attraversando i boschi sotto Castel Rigone e Preggio, fino a trovar rifugio presso il marchese di Sorbello, quindi a Cortona, ove poté curarsi e dar vita ad un cenacolo di cospiratori perugini filo-piemontesi che intratteneva contatti diretti con il marchese orvietano Gualterio, sposato con una cortonese e al tempo stesso uomo di fiducia del Cavour. E’ fondato ritenere che assieme al Danzetta, in questa rocambolesca fuga alla volta di Cortona potesse esserci l’amico e compagno di lotte Giuseppe Pompilj, che infatti morì in Cortona, l’anno successivo, all’indomani della liberazione di Perugia, per la quale organizzò volontari e insurrezioni nel Trasimeno a proprie spese. Nel 1860, il barone organizzò un gruppo di uomini a Chiusi, al fine di fomentare rivolte e insurrezioni nei territori di confine dello Stato Pontificio, quindi li condusse a Città della Pieve, agli ordini del colonnello Masi, chiamandoli Cacciatori del Tevere, per muovereall’assalto di Orvieto, Montefiascone e Viterbo, dove, le popolazioni, all’arrivo di queste milizie, insorsero. Insieme al Danzetta erano il Bruschi e il Tantini.Rientrato a Perugia già liberata, il Danzetta poté finalmente godersi una vita meno movimentata, anche se operosa nel privato e nel pubblico. Era già iscritto al Collegio del Cambio, all’Accademia Medico Chirurgica, alla Società Geografica italiana.L’impegno del Danzetta lo portò alla carica di vice presidente del Consiglio Provinciale dell’Umbria, di consigliere del Consiglio Comunale di Perugia, di Sindaco del Comune di Passignano (nel 1862), di capitano della Guardia Civica magionese (e reo di presunte "influenze” elettorali in favore del fratello Nicola, candidato alla Camera), di consigliere e Sindaco del Comune di Magione, ove risiedette negli ultimi anni della sua vita, a Monte del Lago, isolandosi dalla moglie e i figli, ma prendendo sotto la sua ala protettrice Guido Pompilj e il fratello Riccardo, rimasti orfani del padre, il suo amico Giuseppe. Quando, a partire dal 1878, Giuseppe Danzetta iniziò a ritirarsi dalle cariche politiche per motivi di salute, Guido Pompilj, giovane e intraprendente era destinato a subentrargli così nel Consiglio comunale di Magione come nel Consiglio provinciale a Perugia, oltre ad affiancarglisi nelle prime riunioni a difesa delle rispettive proprietà confinanti sulle rive del Lago, dalle quali ebbe in seguito origine il Consorzio di Bonifica. Danzetta, nel suo esilio volontario a Monte del Lago, pubblicò in due distinti volumi, nel 1882 e nel 1884, un’opera divisa in tre parti, nella quale ripropose la vita e l’opera dell’abate Borghi e aggiunse poi una particolareggiata descrizione del territorio del lago Trasimeno.Dopo una lunga malattia si spense nel 1886 e volle essere sepolto senza pompa. Guido Pompilj lo commemorò all’interno del Consiglio provinciale dell’Umbria. La tradizione orale degli abitanti del luogo vuole che il barone Giuseppe Danzetta Alfani sia stato seppellito in abbigliamento da caccia, con fucile, cani e un cilindro di cristallo contenente una pergamena con la sua biografia.

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