Chiese

T.C.I., Umbria, Milano 1878; P. Scarpellini, Per la pittura perugina del Trecento III. Il Maestro di Monte del Lago, in "Esercizi", 4, Roma 1981, pp. 45-58; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, Milano, I, p. 350; M. Santanicchia, Pittura nell'area del lago Trasimeno tra Medioevo e Rinascimento, in F. Piagnani - M. Santanicchia, Storie di Pittori tra Perugia e il suo Lago, Morbio Inferiore, 2008, pp. 15-76; E Lunghi, Pittori senesi sulla sponda orientale del lago: la Maestà di Magione, in G. Riganelli – A. Tiroli – E. Lunghi – C. Mancini, La Madonna delle Grazie di Magione, Perugia 2011, pp. 141-162.


Monte del Lago
DIPINTI DELLA CHIESA DI SANT'ANDREA
La chiesa di Sant'Andrea di Monte del Lago è un edificio a una sola navata, con un portale in arenaria costruito nel 1608 e una copertura a capriate rinforzata da archi trasversali in muratura. Un inventario del 1592 segnalava la presenza in chiesa di un polittico, con "... una tavola di legname dorato con quattro pitture, cioè S. Giovanni Battista e S. Andrea da una banda, dall'altra S. Pietro e S. Francesco" (Santanicchia 2008). La chiesetta fu restaurata nel 1942 a cura della Soprintendenza dell'Umbria. In questa occasione furono ritrovati sotto uno scialbo numerosi dipinti murali risalenti ai secoli XIV-XV. Nel 2009 i dipinti sono stati oggetto di un nuovo intervento di restauro. La parete d'altare era in origine interamente decorata da una grande Crocifissione, che si è conservata molto lacunosa per i danni che sono stati provocati da un altare addossato alla parete in età tridentina. Nel frammento superstite si vede una gigantesca figura di Gesù in croce attorniato da quattro angeli in volo, tre dei quali raccolgono nei calici il sangue che stilla dalle ferite sulle mani e sul costato. Ai piedi della croce - a sinistra di chi guardi - era un tempo dipinto lo svenimento di Maria. Il frammento ritrae una donna dal capo nimbato e dal volto contratto in una smorfia di pianto che sorregge una figura reclinata, vestita con un manto nero e con il capo nimbato, nella quale è identificabile la madre del Cristo. Accanto alla croce è una terza figura femminile, dal campo nimbato e dai lunghi capelli biondi inanellati, nella quale è riconoscibile Maria Maddalena. Il frammento sul lato opposto della croce è meglio conservato. Vi compare la figura in piedi dell'apostolo Giovanni che piange a dirotto a mani giunte. È seguito dalla figura di un soldato dal capo nimbato, che indossa un manto rosso sopra una armatura brunita e ha in testa un curioso elmo alato. Il "buon centurione" si volta per indicare il Cristo a un fariseo e a un gruppo di soldati in armatura. L'iconografia della Crocifissione segue il racconto dei tre Vangeli sinottici - Matteo, Marco e Luca - che descrivono con minime varianti la presenza di un centurione ai piedi della croce e delle pie donne poco lontano.

 

Dopo il ritrovamento avvenuto nel 1942, la Crocifissione fu segnalata nella Guida rossa del Touring Club (1978) come opera di scuola umbra del XV secolo. Fu Pietro Scarpellini (1981) a sottolineare il notevole interesse del dipinto, ravvisandovi un apice della passione degli Umbri, "capace di toccare le corde dell'espressionismo popolare fino al più alto diapason dei sentimenti". Questo 'Maestro di Monte del Lago' era un pittore umbro, forse perugino, a cui spettava un piccolo gruppo di dipinti dispersi tra la Pinacoteca di Perugia, il Brooklyn Museum di New York e la collezione Perkins di Lastra a Signa; caratterizzati da citazioni iconografiche dagli affreschi di Assisi di Pietro Lorenzetti e da imprestiti formali dal 'Maestro di Figline' e da Puccio Capanna. La soluzione "umbra" proposta da Pietro Scarpellini è stata accolta da Filippo Todini (1989), che parla di un "pittore perugino con forti riflessi assisiati", e da Mirko Santanicchia (2008). Del tutto differente è la soluzione da me proposta (Lunghi 2011), coll'indicare per l'affresco di Monte del Lago una pista aretina che conduce alla chiesa di San Domenico di Arezzo, al cui interno sono conservati alcuni affreschi "che manifestano la stessa amalgama di eleganti citazioni da Pietro Lorenzetti mescolate alle maschere sarcastiche di Bonamico Buffalmacco". La pista aretina trova una giustificazione nell'attività svolta a Perugia di Bonamico Buffalmacco, rammentata nel Trecentonovelle di Franco Sacchetti.

A un'epoca posteriore risalgono gli affreschi presenti sulle pareti laterali della chiesa. Il gruppo più interessante è offerto da alcune immagini votive dipinte sulla parete settentrionale prossima all'altare, che ritraggono le Stimmate di san Francesco, una Santa Lucia e Giobbe curato dalle piaghe, una Madonna col Bambino e altri santi d'incerta identificazione. Gli affreschi sono stati studiati da Mirko Santanicchia (2008) che ne assegna l'esecuzione a un 'Maestro di San Cristoforo', noto per alcuni dipinti nella chiesa di San Cristoforo di Magione, uno dei quale reca la data 1418. Si tratta di un pittore verosimilmente originario di Perugia, già identificato con Policleto di Cola, che rivela una formazione comune all'eugubino Ottaviano Nelli.

La chiesa di Sant'Andrea di Monte del Lago è un edificio a una sola navata, con un portale in arenaria costruito nel 1608 e una copertura a capriate rinforzata da archi trasversali in muratura. Un inventario del 1592 segnalava la presenza in chiesa di un polittico, con "... una tavola di legname dorato con quattro pitture, cioè S. Giovanni Battista e S. Andrea da una banda, dall'altra S. Pietro e S. Francesco" (Santanicchia 2008). La chiesetta fu restaurata nel 1942 a cura della Soprintendenza dell'Umbria. In questa occasione furono ritrovati sotto uno scialbo numerosi dipinti murali risalenti ai secoli XIV-XV. Nel 2009 i dipinti sono stati oggetto di un nuovo intervento di restauro. La parete d'altare era in origine interamente decorata da una grande Crocifissione, che si è conservata molto lacunosa per i danni che sono stati provocati da un altare addossato alla parete in età tridentina. Nel frammento superstite si vede una gigantesca figura di Gesù in croce attorniato da quattro angeli in volo, tre dei quali raccolgono nei calici il sangue che stilla dalle ferite sulle mani e sul costato. Ai piedi della croce - a sinistra di chi guardi - era un tempo dipinto lo svenimento di Maria. Il frammento ritrae una donna dal capo nimbato e dal volto contratto in una smorfia di pianto che sorregge una figura reclinata, vestita con un manto nero e con il capo nimbato, nella quale è identificabile la madre del Cristo. Accanto alla croce è una terza figura femminile, dal campo nimbato e dai lunghi capelli biondi inanellati, nella quale è riconoscibile Maria Maddalena. Il frammento sul lato opposto della croce è meglio conservato. Vi compare la figura in piedi dell'apostolo Giovanni che piange a dirotto a mani giunte. È seguito dalla figura di un soldato dal capo nimbato, che indossa un manto rosso sopra una armatura brunita e ha in testa un curioso elmo alato. Il "buon centurione" si volta per indicare il Cristo a un fariseo e a un gruppo di soldati in armatura. L'iconografia della Crocifissione segue il racconto dei tre Vangeli sinottici - Matteo, Marco e Luca - che descrivono con minime varianti la presenza di un centurione ai piedi della croce e delle pie donne poco lontano.

Dopo il ritrovamento avvenuto nel 1942, la Crocifissione fu segnalata nella Guida rossa del Touring Club (1978) come opera di scuola umbra del XV secolo. Fu Pietro Scarpellini (1981) a sottolineare il notevole interesse del dipinto, ravvisandovi un apice della passione degli Umbri, "capace di toccare le corde dell'espressionismo popolare fino al più alto diapason dei sentimenti". Questo 'Maestro di Monte del Lago' era un pittore umbro, forse perugino, a cui spettava un piccolo gruppo di dipinti dispersi tra la Pinacoteca di Perugia, il Brooklyn Museum di New York e la collezione Perkins di Lastra a Signa; caratterizzati da citazioni iconografiche dagli affreschi di Assisi di Pietro Lorenzetti e da imprestiti formali dal 'Maestro di Figline' e da Puccio Capanna. La soluzione "umbra" proposta da Pietro Scarpellini è stata accolta da Filippo Todini (1989), che parla di un "pittore perugino con forti riflessi assisiati", e da Mirko Santanicchia (2008). Del tutto differente è la soluzione da me proposta (Lunghi 2011), coll'indicare per l'affresco di Monte del Lago una pista aretina che conduce alla chiesa di San Domenico di Arezzo, al cui interno sono conservati alcuni affreschi "che manifestano la stessa amalgama di eleganti citazioni da Pietro Lorenzetti mescolate alle maschere sarcastiche di Bonamico Buffalmacco". La pista aretina trova una giustificazione nell'attività svolta a Perugia di Bonamico Buffalmacco, rammentata nel Trecentonovelle di Franco Sacchetti.

A un'epoca posteriore risalgono gli affreschi presenti sulle pareti laterali della chiesa. Il gruppo più interessante è offerto da alcune immagini votive dipinte sulla parete settentrionale prossima all'altare, che ritraggono le Stimmate di san Francesco, una Santa Lucia e Giobbe curato dalle piaghe, una Madonna col Bambino e altri santi d'incerta identificazione. Gli affreschi sono stati studiati da Mirko Santanicchia (2008) che ne assegna l'esecuzione a un 'Maestro di San Cristoforo', noto per alcuni dipinti nella chiesa di San Cristoforo di Magione, uno dei quale reca la data 1418. Si tratta di un pittore verosimilmente originario di Perugia, già identificato con Policleto di Cola, che rivela una formazione comune all'eugubino Ottaviano Nelli.


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