Edifici e stazioni

M. Moroni, La «Sala delle memorie storiche dell’ingegner Armando Simoncini (1892-1968)» a Castel Rigone: una proposta per un nuovo allestimento e di gestione, tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofia, a. a. 2005/2006; C. Valeri, Commercio-Agricoltura-Artigianato-Industria, in La Magione, Magione 1976, pp. 161-185; eadem, Uno sguardo all’economia magionese degli ultimi anni del Novecento, in Magione, venti secoli di storia, cultura, ritratti e spiritualità, Magione 2001, pp 343-367.


Magione
LE CEMENTERIE SIMONCINI
Dopo aver rappresentato per oltre mezzo secolo uno dei rari esempi di industria pesante presenti sul territorio comunale, la imponente mole degli impianti produttivi delle «Cementerie del Trasimeno», (che nel 1948 avevano solleticato la fantasia dell’avanguardismo futurista di Gerardo Dottori tanto da essere elette a moderno simbolo della città) ha continuato, per quasi un ventennio, a dominare con lo scheletrico grigiore delle centrali di betonaggio, dei magazzini di stoccaggio e dei forni di cottura della calce idraulica, ormai spenti e silenziosi, l’orizzonte cittadino nell’area prospiciente la stazione ferroviaria, per lasciare oggigiorno il posto ad un intelligente formula di recupero funzionale e riqualificazione urbanistica. Nato a Castel Rigone il 28 agosto 1892, Armando Simoncini, ingegno versatile con una formazione irregolare a cavallo tra cantieristica civile e belle arti, dopo aver ben meritato nel corso della prima guerra mondiale, dal piccolo borgo umbro si trasferisce nel ricco quartiere romano di Monte Sacro per intraprendere una sicura carriera di geometra, se pur con più elevate ambizioni. Le modeste origini familiari non farebbero certamente presagire il brillante successo imprenditoriale in campo nazionale ed internazionale: è il cospicuo patrimonio portato in dote dalla prima moglie Maria Mercadante, erede di una rinomata e facoltosa famiglia di Bassano del Grappa, a consegnare al giovane capace e volenteroso le chiavi della grande imprenditoria edile. È del 1921 la fondazione della prima società, l’«Impresa Simoncini, costruzioni ferroviarie, edilizie, cemento armato», con cui inizia a farsi conoscere e dare buona prova di sé in Italia, pur mantenendo stretti legami con il proprio paese natio da cui all’occorrenza non mancherà mai di trarre manodopera.

 

All’inizio degli anni Trenta, inserendosi nel solco di una congiuntura economico-finanziaria particolarmente favorevole all’industria pesante, Simoncini si trasferisce a Brindisi, dove non soltanto partecipò alla fondazione di un impianto produttivo di acido solforico, primo nucleo del polo chimico "Montecatini”, ma dove pose il proprio sigillo nella costruzione di un importantissima opera artistica di alta ingegneria, il Monumento al Marinaio Italiano, inaugurato con sfarzo il 4 novembre 1933 alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Sulla scorta di questo prestigioso successo personale, a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta, Armando Simoncini poteva tornare a guardare con sollecitudine al proprio territorio d’origine, fondando a Magione, in un sito industrialmente strategico come l’area immediatamente antistante l’importante stazione ferroviaria sulla linea Foligno-Terontola, le «Cementerie del Trasimeno». In realtà non si trattava di una innovazione in termini assoluti: già dal 1923, infatti, Magione annoverava una modesta industria a conduzione familiare operante nel settore, la «Società Anonima Esercizio Cementificio Stella». La progressiva crescita degli impianti produttivi, insieme all’ammissione a socio dell’ingegner Simoncini, condusse dunque nel 1937-38 alla rifondazione aziendale sotto forma della nuova Società per Azioni. Le Cementerie del Trasimeno producevano un cemento naturale di ottima qualità, ottenuto grazie all’impiego di un inerte che non aveva bisogno di arricchimento chimico, la marna naturale, presente in abbondanza nella zona tra Montebuono e Dirindello. Nei terreni appositamente acquistati dai proprietari stessi delle Cementerie, si scavarono cave, attive ancora alla metà degli anni Cinquanta, da cui il materiale estratto era trasportato con carri trainati da muli, prima della costruzione di una strada ferrata con vagoncini Decauville che giungevano direttamente all’interno dello stabilimento.

Superate le difficoltà del periodo bellico, legate non solo ai bombardamenti, ma anche alla cronica carenza di carbone, sostituito, ma solo in parte, dalla lignite di Pietrafitta, le Cementerie dovettero affrontare ben più impegnative sfide tecnologiche e strategiche nel 1955, con l’esaurirsi del filone della preziosa marna naturale e le conseguenze della necessaria riconversione industriale degli impianti produttivi. Nasce allora un moderno polo chimico in grado di eseguire l’intero ciclo produttivo del cemento Portland, dalla frantumazione delle materie prime inerti, alla cottura clinker, fino alla gestione degli additivi chimici e allo stoccaggio del prodotto in silos.

Pur rimanendo Simoncini nominalmente il titolare degli stabilimenti magionesi fino alla morte, avvenuta il 29 maggio 1968, le Cementerie del Trasimeno attraversarono nel corso della loro attività diverse fasi di ristrutturazione degli assetti proprietari: nel 1959 una crisi interna condusse ad un’amministrazione controllata, superata solo a seguito dell’intervento di un nuovo socio, la famiglia Perrotta di Benevento, mentre ancora nel 1974 il pacchetto azionario veniva rilevato dai fratelli Ginesi di Roma. In ogni caso, comunque, già a partire dalla fine degli anni Trenta, la carriera dell’ingegner Simoncini aveva cominciato a battere con impegno crescente la strada di importanti commesse pubbliche all’estero, in modo particolare in Albania, con un grande stabilimento di cantieristica e infrastrutture che impiegava oltre duemila operai a Durazzo, mentre in Italia le costruzioni in cemento armato lo vedranno protagonista nella realizzazione della caserma militare di Foligno, nel grande cantiere perugino del policlinico di Monteluce, e nell’edilizia civile popolare di via Birago a Prepo. Dalla fine della seconda guerra mondiale il baricentro economico delle sue attività si sposterà in America Latina, in Argentina, dove parteciperà alla realizzazione di quattro importanti dighe per la produzione di energia idroelettrica, alla costruzione di una fitta rete di canalizzazione irrigua, e ad altre opere di ingegnereia civile che gli valsero l’intitolazione di una via a San Juan e il riconoscente ricordo di molti. Nei primi anni sessanta alternò un colossale appalto per la costruzione di una centrale idroelettrica in Perù, con la progettazione del parco della Rigonella di Castel Rogone, affiancato ad altri interventi di promozione, sostegno e valorizzazione del suo paese d’origine. Le Cementerie del Trasimeno non sopravvissero che una dozzina d’anni, e comunque non senza difficoltà, alla scomparsa del proprio fondatore: dopo aver toccato punte di 110-120 occupati nel decennio Cinquanta-Sessanta, l’attività produttiva degli impianti fu ufficilamente interrotta nel 1980, segnando anche simbolicamente la definitiva archiviazione del boom industriale di cui aveva grandemente beneficiato anche la Magione di quel tempo. Per diciannove anni, la vuota carcassa di silos e capannoni dismessi restò ad arrugginire a lato della ferrovia: solonel 1999 una spettacolare implosione degli edifici più logori e inutilizzabili ha avviato un’area urbana rilevante per dimensioni ed ubicazione sulla strada di una completa riconversione residenziale con ampi spazi verdi, capace tuttavia di rispettare le peculiarità storico-architettoniche del sito. Tra le vecchie strutture del cementificio non tutto è andato perduto: l’edificio che ospita la nuova scuola media comunale è frutto, infatti, di un valido recupero del capannone di deposito materiali ed inerti, esempio quasi scomparso di capriata ellittica, ponendosi come un riuscito esperimento di archeologia industriale. A conclusione dei lavori per il nuovo quartiere residenziale che, oltre al plesso scolastico, ospita anche servizi vari e il nuovo distretto sanitario pubblico, la Giunta comunale di Magione, con delibera del 30 agosto 2001, ha deciso diintitolare la piazza centrale alla memoria dell’ing. Armando Simoncini.


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