Monumenti

Archivio Storico del Comune di Magione, Atti della Giunta, serie 1860/1947, regg. 40/1, n° 9/6 e 10/1; 40/2, n° 6; 42, n° 30 e 58; 43/2, n° 54; 45, n° 132; 46, n° 40; M. Pagana, Momenti di vita religiosa e di cronaca paesana dall’Unità d’Italia ai nostri giorni, in Magione. Venti secoli di storia, cultura, arte e spiritualità, Magione 2001, p. 261-341.



Magione
MONUMENTO AI CADUTI
Sull’onda emotiva della proclamazione della pace alla fine della Grande Guerra, è certamente degno di nota come, ad appena due mesi dal 4 novembre, il Consiglio Comunale di Magione, nella riconosciuta necessità di «erigere un dignitoso ricordo ai caduti in guerra», finisca col porre ben maggior enfasi sulla volontà di «scolpire ed eternare nel bronzo le meravigliose parole di quel condottiero immortale squillanti come un inno di gloria», quelle cioè dell’ultimo bollettino di guerra firmato da Armando Diaz, («risalire, in disordine e senza speranza le valli che aveva discese con orgogliosa sicurezza»), piuttosto che sull’opportunità di omaggiare i nomi dei suoi giovani «martiri». Riconosciuta opera «di per se stessa eminentemente patriottica e belle», il Consiglio delibera quindi di invitare l’Ufficio Tecnico comunale a presentare un degno progetto (anche in merito alla spesa) «nel quale in un coll’ultimo bollettino di guerra vengano scolpiti i nomi dei nostri figli caduti per un’Italia indipendente più forte e più grande», da erigersi in un sito ancora da stabilire, e contemporaneamente dispone l’apertura di una pubblica sottoscrizione, con in testa il contributo del Municipio, che sarebbe stato quantificato in relazione alla spesa sostenuta e all’entità del concorso della cittadinanza. Già il 17 febbraio successivo l’Ingegnere Comunale cav. Espartero Vignoli è in grado di presentare alla Giunta Municipale una bozza fotografica del monumento, sulla base del modellino realizzato dal Prof. Giuseppe Fringuelli di Perugia per un preventivo di spesa di £. 20.000: mentre all’ufficio di Giunta viene demandato il compito di stampare e spedire le lettere di invito alla pubblica sottoscrizione e di ricevere eventuali rilievi in merito al progetto, pochi giorni dopo viene formato un apposito Comitato provvisorio (ne erano membri il sindaco Casini, l’assessore Massini, il sottotenente Bietolini, gli imprenditori Biancalana e Biancana e gli ingegneri Vignoli e Caldarelli) col compito di nominare Comitato esecutivo, segretario e cassiere.

 

All’inizio della primavera del 1919, a pubblica sottoscrizione avviata, il Comune ratificò all’unanimità nel bilancio annuale il proprio contributo per un ammontare di £ 2.000 «aumentabili nel venturo esercizio ove occorra». Una tale necessità di presentò immancabilmente a due anni e mezzo di distanza, sullo scorcio del 1922, quando il Commissario Prefettizio Giulio Palladio, «considerato che nonostante l’opera indefessa, con vero amore patrio e migliore buon volere spiegata dal Comitato locale, non fu possibile realizzare un fondo sufficiente al bisogno […] tenuto presente che le sole spese di erezione del monumento ammontano a £. 40.000 circa, oltre quelle accessorie di inaugurazione», dovette provvedere ad un ulteriore stanziamento pubblico di £.10.000. L’inadeguatezza della programmazione pubblica dovette trasparire chiaramente non solo sul versante finanziario: sembra infatti che restasse a lungo inevasa la questione della collocazione stessa del monumento, se ancora il 5 aprile del 1923, a ridosso dell’inaugurazione prevista per il mese successivo, il Consiglio Comunale era costretto a votare ad urgenza il preventivo dell’Ufficio Tecnico Comunale per una spesa di £. 1.074 relativa alla sistemazione della Gradinata tra Corso Abate Marchesi e Piazza Carpine. I lavori che riguardavano in particolare l’adeguamento del tamburo circolare in pietra che separa le due rampe della scalinata, con la rimozione della ringhiera che ne proteggeva l’affaccio, e la predisposizione per il cippo di sostegno al monumento vero e proprio, «in via eccezionale e sotto la personale direzione dell’Ingegnere Comunale» furono conferiti senza gara d’appalto, ma a trattativa privata, alla locale Cooperativa di Lavoro tra Muratori ed affini, che procedette all’immediata messa in opera del progetto, senza attendere nemmeno l’indispensabile presa d’atto da parte del Regio Prefetto. Il Monumento ai Caduti, un complesso scultoreo bronzeo a scala naturale, riesce tuttavia a rendere degnamente giustizia al duplice intento celebrativo (i caduti, la vittoria e la raggiunta unità) che l’Amministrazione comunale si era prefisso: il non comune accostamento della figura di una Vittoria alata nell’atto di distribuire serti di gloria e di un soldato che, ginocchio a terra, brandisce con gesto marziale un corto gladio, quasi a volerla proteggere, infatti, ben sottolinea l’enfasi trionfalistico-patriottica (non aliena da suggestioni legate all’allora imperversante culto della romanità, ben testimoniate dal piccolo cippo lapideo posteriore, con la scritta Penates) a fronte di tipologie monumentali dove domina invece la pietas e il cordoglio per le vittime. Le statue si ergono su di un massiccio piedistallo in pietra con inserti bronzei dello stemma comunale circondato da una corona d’alloro, mentre l’imponente scudo con effige leonina ai piedi della Vittoria, che domina la veduta posteriore del complesso, porta incisa la data di inaugurazione del monumento: domenica 27 maggio 1923, alle ore 11, alla presenza di una grande moltitudine di popolo, che il Corso e la Piazza stentarono a contenere, con la solenne benedizione religiosa, la celebrazione della Santa Messa, e poi i discorsi, i concerti, i saluti romani e le sfilate in camicia nera. Un recente intervento di restauro, con l’inserimento di due targhe che raccolgono anche i nomi delle vittime delle altre frazioni, ha promosso il monumento di Magione a Memoria dei caduti di tutto il Comune.


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