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 Beni archeologici


Monte Sperello
LA «GROTTA DEI MISTERI» DI MONTE SPERELLO
A qualche metro dalla Chiesa di San Cristoforo, all’interno di uno degli ambienti delle abitazioni moderne situate subito a nord dell’edificio sacro, è conservato l’ingresso di quella che, in maniera quasi scherzosa, è detta dagli abitanti di Monte Sperello «Grotta dei Misteri». Il suggestivo ipogeo, interamente scavato nella pietra arenaria, è costituito da un accesso «voltato» a gradini (largo circa 1 m e alto 1,80 m), suddiviso in tre tronconi di quattro, sei, e cinque scalini, che dà accesso ad un ambiente quasi circolare di dimensioni relativamente modeste (1,90 x 2,50 m circa). I tratti della scalinata, che si legano ad angolo retto con orientamento alternato (prima a destra e poi a sinistra), sono intervallati da due piccoli pianerottoli. Nella parete angolare del pianerottolo tra la rampa mediana e quella più in profondità vi sono due alte nicchie quadrangolari, con un piano di appoggio approssimativamente di 58 cm di larghezza e 48 cm di profondità. All’interno della sala dell’ipogeo si aprono sei alte nicchie semicircolari separate tra loro da risparmi di parete, cinque delle quali hanno un piano di appoggio tendente al quadrangolare, di dimensioni vicine a quelle riscontrabili nelle nicchie della scalinata. La prima nicchia, quella subito a destra dell’ingresso, è invece di dimensioni quasi raddoppiate in larghezza (1 m), mentre è simile alle altre per quanto concerne la profondità.

 

Ancora oggi gravano dei «misteri» sulla grotta, quegli stessi che ne caratterizzano il nome popolare. Rimane oscura, infatti, la sua originaria funzione. Tra le varie soluzioni possibili, due sono quelle più verosimili: quella di vedervi una tomba etrusca oppure una semplice cantina. Di poco aiuto alla risoluzione del problema è l’iscrizione incisa nella parete della sala, quasi perfettamente in asse con l’ingresso, indicante l’anno 1628: questo potrebbe corrispondere indifferentemente alla data di scoperta di una tomba o, viceversa, alla data di scavo di una cantina sotterranea. Nonostante la pianta della grotta risulti assai particolare se confrontata con quelle dei sepolcreti etruschi in generale, nulla toglie che si possa realmente trattare di una tomba, la quale poi, in un’epoca vicina ai nostri giorni, sarebbe stata riutilizzata come cantina. In tal caso, si capisce bene quale fosse la funzione delle nicchie presenti all’interno della grotta. Del resto nelle mura esterne degli edifici del Castello di Monte Sperello, poco distante dal sito in cui è scavata la grotta, sono reimpiegate diverse urnette cinerarie di età etrusca (III-II secolo a.C.) che, assieme ad altri esemplari rinvenuti lungo la collina dove sorge il borgo, invitano a collocare a Montesperello un coevo insediamento, dalle cui necropoli o tombe sparse devono evidentemente provenire questi cinerari.


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